Presupposti essenziali perché la performance dell’atleta di qualsiasi età e “caratura”) sia di adeguato livello è che il “gesto atletico” sia codificato nel modo migliore, ripetuto con assiduità e continuamente migliorato: ma come potrà essere possibile tutto ciò se la “macchina” a disposizione presenta blocchi, limitazioni, adattamenti, disturbi e contratture persistenti tali da rendere già “stanco” l’atleta ancor prima di iniziare lo sforzo e limitato nei suoi movimenti?
È in questo contesto che l’approccio posturologico non solo è auspicabile, ma è addirittura necessario, come per esempio nell’automobilismo, un team affiatato che progetti, costruisca e metta a punto quel “gioiello” che permette al pilota di fama di farsi onore e far divertire chi lo osserva: la posturologia deve prevedere un team che condivide i concetti generali e gli obiettivi di cura.
La correzione delle dinamiche posturali migliora la performance: durante l'attività l'organismo tende naturalmente, grazie agli organi di propriocezione e di equilibro, a ricercare la posizione più adatta per mantenere un baricentro allineato. Poiché la postura è anche la conseguenza di stimoli esterni, interni e propriocettivi, il continuo tentativo del corpo di correggersi comporta un dispendio inutile di energie, le stesse energie che, perse in questa ricerca di equilibrio, non potranno essere sfruttate nell'esecuzione sportiva. I più grandi atleti, infatti, vengono sottoposti a percorsi di riabilitazione posturale, indispensabili a fare in modo che il corpo trovi il suo equilibrio perfetto, senza la necessità di doverlo ricreare continuamente con uno spreco energetico che, invece, può essere sfruttato per migliorare le performance e l'allenamento. In questo senso, dunque, l'ottimizzazione delle dinamiche posturali permette una riduzione delle contratture muscolari localizzate, dei dolori ad esse associate e della respirazione, che agevola un miglioramento nella performance sportiva, sia dell'atleta amatoriale che di quello professionista.